venerdì 25 luglio 2008

Sengio Alto - Cima Cornetto

Racconto della mia escursione in solitaria del 23 Luglio dal Passo Pian delle Fugazze a Cima Cornetto per il versante Nord.
Autore: Pippo.

Mercoledì mattina di fine Luglio, mi sveglia una telefonata sgradita, uno di quelli che vogliono venderti qualcosa, sono le 10, gli sbatto giù il telefono e vado in bagno.
Sengio Alto - Cima Cornetto

Guardo fuori dalla finestra e provo a cercare una nuvola in cielo ma non ne trovo, si vede netto il contorno delle montagne, grigio contro blu.
Ci penso dieci minuti, è tardi ma non troppo per una breve escursione, giusto per non perdersi il panorama.
Mi preparo, rubo il motorio di mio fratello e parto alle 10.40 per il passo, sono 25 chilometri, gli ultimi con buone pendenze.
Il viaggio mi prende un'ora, è molto bello procedere in salita ai 30 all'ora con il 50 quattrotempi che fatica a portarmi su, la vista sulle pendici dei monti e sulla valle è grandiosa.
Ore 11.45, parto dal passo (1200 circa) per il tracciato dell'E5 verso la Selletta di Nord Ovest, si sale per la vecchia pista da sci ma fate attenzione perchè alla malghetta si gira a destra e si entra nel bosco, devo passare in mezzo alle mucche al pascolo sul sentiero.
Salgo per il bosco e presto si arriva a guadare un piccolo rivo, il sentiero lo attraverserà di nuovo più in alto.
I tornanti del sentiero mi portano in alto nel bosco di faggi e in 45 minuti raggiungo la Selletta dove si apre un bivio, a sinistra si sale alla vetta, a destra si va al Passo degli Onari oppure si scende alle malghe. Comunque si decida di fare è consigliabile fare i primi metri del sentiero a destra che ci porta ad un punto panoramico sull'alpe di Campogrosso.
Io mi fermo per un panino con splendida vista sul Carega e sui pascoli più in basso, poi riprendo la salita svoltando a sinistra.
Il bosco cede il passo a rocce, mughi e altri bassi arbusti, il sentiero è piuttosto facile ma offre continua visuale sul gruppo del Pasubio e sulla Vallarsa, si vedono in lontananza alte vette innevate.
In circa mezzora sono sotto la vetta, qui un bivio ci può portare giù a sinistra per la Forcella del Cornetto, io continuo dritto e in pochi miuti sono in cima (1899), attenzione all'ultimo tratto un po' esposto.
L'area sommitale è piccola e rocciosa, al centro la croce e la cassetta del libro di cima. Il panorama è eccezionale e ripaga di ogni fatica, lo sguardo spazia a 360° senza ostacoli sulle valli del Leogra, dell'Agno, sulla Vallarsa. Le Piccole Dolomiti torreggiano maestose e sullo sfondo si scorgono le Dolomiti del Brenta. Scatto alcune foto e mangio ma dopo un po' il vento freddo che sale da est mi spinge a scendere.
Torno al bivio e prendo a destra, si scende prima per una stretta e ripida fenditura a fondo terroso, per arrivare poco dopo ad una paretina con corda fissa.
Se non si è esperti o comunque disposti ad affrontare passaggi pericolosi di tipo alpinistico consiglio di scendere per la via di salita, evitando così rischi inutili.
La paretina attrezzata è comunque facile sia in salita che in discesa, si potrebbe affrontare anche senza l'ausilio della catena metallica. Meglio però essere prudenti ed imbragarsi.
Io un po' di paura me la faccio venire, la catena è gelida, fa freddo (siamo a 1850 metri e all'ombra) e tira un forte vento; in più sono da solo.
Comunque con calma scendo senza danni fino alla Forcella del Cornetto.
Qui si incontra la Mulattiera dell'Emmele che sale dal versante Ovest, io prendo il sentiero che scende al Passo degli Onari con il proposito di completare il giro della vetta per il versante sud.
Il primo tratto è intervallato da gallerie di guerra, alcuni imbocchi sono molto stretti e bassi causa frane.
La discesa è ripida ma molto divertente e offre viste splendide sulle guglie rocciose sovrastanti, in poco tempo si giunge al Passo degli Onari, a sud del Cornetto. Da qui parte il Sentiero di Arroccamento, già visto in un articolo precedente, che percorre la cresta del Sengio Alto da Nord a Sud fino a scendere a Campogrosso.
Proseguo in direzione est per chiudere l'anello che mi riporterà alla Selletta di Nord Ovest; qui il sentiero diventa veramente selvaggio, in alcuni punti il tracciato si fa indistinto mentre scende per ghiaioni, in altri diventa stretto e a strapiombo.
Si deve fare molta attenzione soprattutto con comitive numerose per la possibilità di caduta sassi e per i due tratti attrezzati che si incontrano verso la fine.
Il primo è banalissimo, un semplice corrimano posto per sicurezza in un tratto esposto di circa tre metri, il secondo è molto suggestivo e potrebbe causare un momento di panico.
Si entra in una galleria e all'uscita ci si trova davanti una fenditura nella parete rocciosa che interrompe il sentiero, si deve quindi svoltare a destra entrando nel'ampia spaccatura e seguendo il sentiero che la percorre. Nel tratto in uscita si trova l'unico punto critico, il sentiero sparisce per un paio di metri, resta soltanto una piccola cengia dove appoggiare i piedi mentre con le mani ci si aggrappa alla fune d'acciaio, sono soltanto due passi ma per chi soffre di vertigini potrebbero essere un problema.
Si prosegue per il sentiero che diventa subito ampio e facile, incrocio una famigliola di francesi, babbo mamma e tre bimbi, non so come dir loro che forse non è il caso di proseguire, spero si accorgano da soli del pericolo e tornino indietro.
Passate le ultime gallerie, di cui una più lunga delle altre e non rettilinea, si incontra il bivio con il sentiero che scende alle malghe, poco dopo si arriva alla Selletta di N-O.
Guardo il segnavia che indica "Pian delle Fugazze ore 1.00", inizio la discesa a passo di corsa per lo stesso bosco della salita, taglio i tornanti del sentiero facendo attenzione a non perdere la strada visto che ci sono molte false piste usate dai boscaioli, per poco non mi perdo ugualmente ma alla fine ritrovo il guado e scendo per gli ultimi prati al passo, controllo l'ora, sono sceso in 20 minuti.
Sono circa le 15 e dopo l'aria fredda respirata in quota il clima al passo mi sembra torrido, prendo la moto e scendo; il povero scooter però soffrirà la giornata arrivo a casa che perde pezzi, mi rassegno e cogliendo l'occasione per fare il primo tagliando lo porto dal meccanico.

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.

mercoledì 16 luglio 2008

Pasubio - Soglio dell'Incudine

Racconto della nostra escursione del 29 Giugno dal Passo Pian delle Fugazze al Soglio dell'Incudine per la Val di Fieno e il Sentiero delle creste.
Autore: Pippo.

Il punto di incontro è il piazzale delle corriere di Schio, ore 8.15 ci troviamo io Sonia e Troo.
Pasubio - Soglio dell'Incudine

Partiamo e facciamo tappa prima a Torrebelvicino per prelevare Carlone e Lavinia poi a S. Antonio del Pasubio per prendere il cibo.
Al passo c'è un gran casino perchè all'Ossario i reduci festeggiano qualche anniversario, parcheggiamo in divieto di sosta con la benedizione di una vigilessa ("oggi è tollerato ma la prossima volta...").
Verso le 9.30 attacchiamo il sentiero segnato con i numeri 399 o 179 che parte proprio dal passo con il primo tratto bordato da un corrimano in legno, il sentiero fa parte del tracciato E5, è quindi ben segnato e percorribile.
Si procede nel bosco tagliando i lunghissimi tornanti della Strada degli Eroi ed il sentiero si fa subito ripido, è consigliabile seguire il tracciato principale evitando di procedere per la strada oltre il necessario, sia per il passaggio del pulmino che sale alla galleria D'Havet sia perchè alcuni rami secondari del sentiero non sono ben tenuti, noi ad esempio incontriamo un tratto con alberi caduti sul sentiero ed erba alta.
Salendo si iniziano ad apprezzare visuali sempre migliori sul versante del Pasubio che dà sulla Vallarsa, nonchè sul gruppo del Carega e del Sengio Alto.
Nell'ultimo tratto di sentiero prima della galleria si incontra l'innesto del sentiero alpinistico Baglioni (141), qui scherziamo un po' chiedendo a Lavinia (prima escursione in montagna della sua vita) se ha portato l'imbragatura come le avevo detto.
Carlone inizia ad avere dei problemi con il suo ginocchio operato l'anno scorso, non si fida ad utilizzarlo bene quindi sforza troppo l'altra gamba; io inizio a rivedere il percorso da fare, visto che il piano originale era di raggiungere Cima Palon, la vetta del Massiccio del Pasubio, ma in queste condizioni forse non sarà possibile.
Poco dopo si raggiunge nuovamente la strada a pochi minuti di cammino dalla Galleria D'Havet, il tempo di percorrenza fino a questo punto è di circa 2 ore a passo turistico.
Arrivati alla galleria le possibilità sono due, proseguire per la strada attraversando la galleria e raggiungere il Rifugio Papa in circa mezzora oppure prendere uno stretto sentiero segnato con il numero 398 e con la targa EE (Escursionisti Esperti) che si inerpica subito verso la cresta.
Non so come ma riesco a convincere tutti a mantenere il programma e a salire per il 398.
Il sentiero è bellissimo e con una giornata limpida offrirebbe delle viste strepitose, è anche molto esposto in alcuni punti e da non affrontare senza prudenza e attenzione sempre al massimo, non presenta comunque passaggi tecnici attrezzati o altre difficoltà del genere.
Noi camminiamo con la testa tra le nuvole che nel frattempo ci hnno raggiunti e incappucciati, anche se a tratti qualche apertura ci fa apprezzare panorami sulla Val Canale e sulla Val delle Prigioni.
Una volta raggiunta la cresta con le prime rampe si affrontano alcuni saliscendi e si incontrano resti di fortificazioni militari fino a raggiugere l'innesto con la mulattiera che sale dalla strada degli Eroi; qui noi ci fermiamo nuovamente riflettendo sul percorso da prendere, la situazione è la seguente: Carlone con ginocchio in situazione critica altalenante, Lavinia alla sua prima escursione con scarpe da tennis a fondo liscio, Sonia imbronciata per motivazioni sconosciute, Troo con orario di ritorno a casa prefissato per le 18 e suole degli scarponi in rapido disfacimento.
Da bravo navigatore tiro fuori la mappa e propongo il tracciato: salire all'Incudine continuando per il 398, poi scendere al Papa per il 105 lasciando perdere Cima Palon che costeggeremo da sotto.
Non so come ma il progetto è approvato, riprendiamo a salire e veniamo presto premiati da una schiarita che ci permette di vedere in che posto meraviglioso siamo finiti, Carlo scatta delle foto con la sua reflex approfittandone per riposare la gamba.
Qui il sentiero si fa veramente molto esposto sul dirupo che guarda la Val Canale e così poco più su ci fermiamo ad una curva del sentiero appena sotto il Soglio dell'Incudine e prepariamo il pranzo.
Il posto è splendido, ci sono alcune stelle alpine, una roccia a forma di tavolo e sembra di essere in cima al mondo con la nebbia che ci avvolge a tratti e a tratti lascia spazio al sole e a visuali mozzafiato.
Finito il pranzo ripartiamo con calma e doppia prudenza, si sale ancora un po' prima di incontrate un vecchio arrivo di teleferica scavato nella roccia, ci si entra per poi uscire subito attraverso un cunicolo sulla parete interna destra.
Poco dopo si aprono i prati e siamo in cima, la croce posta in vetta al soglio si può raggiungere in pochissimi minuti deviando a sinistra tra fiori gialli e azzurri ma noi tiriamo dritto passando davanti a estesi ruderi militari e all'imbocco della galleria Zamboni.
Dopo un po' inizia la discesa quando ormai ci siamo lasciati alle spalle il bivio per Cima Palon.
Si arriva al Papa da dietro, dal prato dove è posto il bivacco invernale, passiamo le Porte del Pasubio in mezzo ad una nebbia sempre più fitta e ci fermiamo qualche minuto al rifugio per incerottare i calcagni alla Sonia e fare una pipì.
La discesa fino alla galleria D'Havet è tranquilla, scendiamo in questo paesaggio spettrale di nebbia e pareti scavate a strapiombo finchè, passata appunto la galleria torniamo improvvisamente al sole.
Qui ci fermiamo per una foto ricordo con il cartello Escursionisti Esperti e Lavinia "Imbragata" prima di scendere di nuovo al passo.
Gli scarponi del Troo a questo punto sono alla frutta, il povero montanaro scende come se fosse in infradito da spiaggia, anche Carlo col suo ginocchio non è al 100%, quindi evitiamo per quanto possibile i tratti più ripidi del sentiero e ci facciamo qualche chilometro aggiuntivo di strada bianca.
Alla fine in qualche modo, con la lingua a terra arriviamo giù e notiamo con sorpresa che la vigilessa è stata onesta e non ci ha multato.
Ci mettiamo in macchina al più presto e scendiamo in perfetto orario, prima delle 18.

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.