venerdì 5 settembre 2008

Pasubio - Val Fontana D'Oro

Racconto della nostra escursione del 24 Agosto dal Prà dei Penzi al Rifugio A. Papa per la Val Fontana D'Oro e tratto finale della Strada delle Gallerie con discesa per la Val Canale (Normale).
Autore: Pippo.

ATTENZIONE Aggiornamento di Sabato 5 Settembre 2009: in seguito alle nevicate eccezionali dell'inverno scorso il sentiero è danneggiato in alcuni punti e richiede quindi massima prudenza. Sconsigliato ad escursionisti inesperti e a chi soffre di vertigini.

Per raggiungere l'attacco del sentiero che sale lungo la Val Fontana d'Oro, arrivando per la Sp 46 a Ponte Verde dalla direzione di Valli del Pasubio, si svolta a destra verso il Colle Xomo e dopo circa 500m si incontra una strada bianca che svolta a sinistra.
Val Fontana D'Oro
Qui inizia il sentiero segnato ma è possibile proseguire in auto lungo la strada bianca facendo attenzione perchè molto stretta e a tratti dissestata.
Così facciamo noi, la mia Getz 1.1 tira fuori doti fuoristradistiche inaspettate e ci porta in alto, fino al Prà dei Penzi dove parcheggio in prossimità di un bivio.
Scendiamo e iniziamo a preparaci, io osservo la comitiva vagamente preoccupato: Francesca (Rocky), prima escursione in montagna, scarpe da ginnastica; Lavinia, seconda escursione in montagna, scarpe da ginnastica; La mia Sonietta, tutta eccitata per questa gita con moroso e due amiche.
Val Fontana D'Oro 2

Metto da parte le preoccupazioni e partiamo, si segue la carrareccia verso le pareti del Pasubio e in breve si arriva all'attacco del sentiero vero e proprio che sale sulla destra entrando nel bosco (altro posto auto).
Si incrocia un altro tratto di strada bianca che si deve seguire per un tratto, noi, ingannati dall'assenza di segnaletica, sbagliamo strada, seguendo la carrareccia finchè finisce per poi perderci nel bosco più avanti.
Scopriamo poi che uno stretto sentiero si staccava dalla stradina sulla destra prima dell'interruzione, è quello il sentiero corretto e poco più avanti ritroviamo i segnavia biancorossi.
Il sentiero è molto bello, la giornata è splendida e le piogge del giorno prima non sono state dannose come pensavo, fin da subito e per gran parte del tragitto si vede il Campanile della Val Fontana D'Oro, meta di scalatori.
Si continua a salire nel bosco finchè si spunta nella zona forse più bella della valle, un canalone relativamente stretto con pareti spioventi sui lati e un sentiero che sale per tornanti offrendo visuali splendide a chi non soffre di vertigini; sfortunatamente metà della comitiva inizia a soffrire di vertigini.
Questo tratto della salita presenta chiari segni del lavoro compiuto dai soldati della prima guerra ed è veramente splendido anche se necessita di grande attenzione perchè spesso esposto.
Salendo ci si sposta verso destra fino a trovarsi su uno spartiacque boscoso, il tratto protetto dalla vegetazione continua finchè, sempre spostandosi verso destra, si esce sulla grande frana staccatasi dal Passo di Fontana D'Oro.
Qui ci fermiamo a mangiare i nostri panini con la sopressa di Valli osservando l'ultimo tratto che ci attende e la processione di gente che sale dalla Strada delle Gallerie, molto sopra di noi.
L'ultimo tratto di salita è forse il più duro e impressionante, si attraversa il ghiaione provocato dalla frana da sinistra a destra e poi si sale per tornanti lungo il pendio pratoso che porta al passo, massima attenzione.
A questo punto il nostro sentiero si innesta sulla Strada delle Gallerie, prima della galleria 42, ed è qui che apprendiamo da un foglio A4 appeso sotto il segnavia "Val Fontana D'Oro" che il sentiero è chiuso da Aprile causa pericolosità della frana che minaccia altri distacchi...
Ringraziando le autorità competenti per la puntualità nell'informazione ripartiamo verso il rifugio A. Papa.
L'ultimo tratto delle Gallerie con una giornata limpida è spettacolare ma le ragazze, sfinite dalla salita fatta a mille per evitare le vertigini, non vedono l'ora di arrivare al rifugio, cosa non facile visto che non abbiamo torce elettriche per illuminare l'interno delle gallerie più lunghe.
Ci affidiamo al buon cuore di altri escursionisti meglio equipaggiati e le donne si prendono per manina creando un trenino che sale e scende alla cieca.
In qualche modo comunque raggiungiamo le Porte del Pasubio dopo aver tocato quota 2000, io mando le girls ad accamparsi e salgo alla cima dell'Osservatorio (2027) per fare qualche foto panoramica.
Dalle porte del Pasubio si coprono in pochi minuti i 100m di dislivello, si arriva sul crinale martoriato dai bombardamenti austriaci e poi si raggiunge l'anello di ferro dell'osservatorio. Da qui si possono ammirare ed identificare le cime circostanti tramite dei curiosi mirini ognuno dei quali riporta nome e quota del monte inquadrato.
Sfortunatamente il tempo inizia a peggiorare, scendo dalle ragazze e spazzoliamo i panini rimasti in un clima sempre più freddo e nebbioso osservando i pastori che governano un gregge di pecore e numerosi asini.
Finito di mangiare passiamo al rifugio per un caffè prima di iniziare la discesa.
Partiamo intorno alle 16.00 lungo la strada degli eroi e percorsi i primi tornanti prendiamo il sentiero che si stacca sulla sinistra scendendo per la normale della Val Canale.
La discesa dovrebbe essere veloce e con un minimo di allenamento non richiederebbe più di un ora e mezza, noi scendiamo a passettini piccoli piccoli per il ripido sentiero che punta sul lato destro della Val Canale.
Si taglia un ghiaione e si continua a scendere fino a raggiungere il letto pianeggiante del torrente, da qui si affronta un tratto in piano che porta all'inizio del bosco e al ricongiungimento con la direttissima che scende dal lato sinistro della valle.
Entrati nel bosco, vista la nostra necessità di tornare al Prà dei Penzi, svoltiamo in discesa a sinistra verso Ponte Verde.
Le mie compagne di gita a questo punto sono ridotte piuttosto male, Lavinia dopo il terribile tratto alto della valle si sta riprendendo con la discesa nel bosco mentre la Rocky è cotta a puntino; mentre io rincorro la prima, Sonia aspetta la seconda.
Finalmente arriviamo all'ultimo bivio, si gira ancora a sinistra per il Prà dei Penzi, attraversato ancora il torrente che scende dalla valle si trova la carrareccia percorsa alla partenza, seguiamo la strada che, dopo aver passato l'attacco del sentiero del Voro d'Uderle, ci riporta al Prà dei Penzi.
Ammirato il sole che tramonta illuminando il Cornetto con un meraviglioso taglio obliquo prendiamo la via della pianura, sono le sette passate e anche questa è fatta anche se probabilmente la Banda della Montagna perderà un paio di componenti...

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.

giovedì 21 agosto 2008

Becco di Filadonna

Racconto della nostra escursione del 19 Agosto dal Passo della Fricca al Becco di Filadonna per il versante est, rifugio Casarota.
Autore: Pippo.

Lasciamo il campo base di Carbonare prima delle 8.00 e dopo una breve sosta per rifornirci di pane e affettati puntiamo sul Passo della Fricca, siamo io, Dalla e Pego.
Becco di Filadonna

Parcheggiamo dietro al ristorante Sindech (1080) e mentre ci prepariamo per la partenza iniziano i primi inconvenienti, la borraccia di Pego perde acqua e ha semi allagato lo zaino.
Dopo qualche titubanza Dalla e Pego decidono di salire con uno zaino in due, io sono perplesso ma li lascio fare.
Attacchiamo il sentiero alle 8.30 e la serata di bagordi a casa del Dalla si fa subito sentire insieme alla mancanza di una colazione seria; la salita nel bosco è davvero dura e dopo un po' io ho già bisogno di una pausa cioccolato.
Da segnalare l'ordinanza comunale che impone la chiusura del sentiero in caso di pioggia per problemi di scarsa tenuta del terreno e conseguente caduta di materiali.
Camminiamo nel bosco per un'ora fino a raggiungere alle 9.30 il rifugio Casarota (1570), qui inaspettatamente incontriamo un'amica (Elena) e mangiamo un'ottima fetta di strudel, il tempo è ottimo ed il morale alto, Pego adocchia una ragazza che sta salendo ma si fa convinto che sia in compagnia del suo boyfriend e si demoralizza subito.
Si riparte prendendo la costa del monte e rimanendo ancora per un tratto all'ombra dei pini finchè non si inizia ad affacciarsi su uno scenario completamente diverso. La vegetazione si interrompe di colpo e lascia spazio ad una distesa di scheletri sbiancati, risultato di un grande incendio che nel 2002 ha devastato le pendici est del Becco; la sensazione di desolazione è forte e ci accompagna per il resto dell'ascesa fino allo spartiacque dove l'incendio è stato fermato.
Nell'ultimo tratto di salita dura ci consoliamo osservando prima una coppia di camosci che prendono il sole su uno sperone di roccia, poi un altro che scende di corsa per un ghiaione alla nostra destra.
Raggiunta la cresta ci affacciamo sorpresi su una vasta alpe verdeggiante e ammiriamo il panorama che si apre vasto davanti a noi, dal rifugio abbiamo impiegato meno di un'ora ad arrivare fin qui, il sentiero è duro ma non pericoloso.
Prendiamo quindi a destra per coprire l'ultimo tratto che ci separa dalla vetta continuando ad ammirare il panorama alla nostra sinistra, poco più avanti incrociamo il sentiero che sale da Folgaria per poi raggiungere la biforcazione che a destra porta al Becco di Filadonna, a sinistra a cima Vigolana e all'omonimo bivacco.
In breve siamo alla croce di ferro posta su una piccola spianata appena sotto la vetta del Becco, sono le 11.00, quindi siamo saliti in 2 ore e mezza soste comprese, ci gustiamo il panorama sulle vette circostanti (da notare la "Madonnina", caratteristica guglia appena sotto la Vigolana) e sulla Val d'Adige, poi ci spostiamo sulla vetta vera e propria cercando un po' di tranquillità.
Mangiamo ammirando lo splendido panorama che si apre a 360 gradi, si vede la Val d'Astico, l'altopiano di Lavarone e La Val d'Adige (Trento) anche se una nuvola insistente ci copre la zona di Caldonazzo, lontane cime spuntano dal mare bianco.
Cosa potrebbe succedere a questo punto per rendere più felice un montanaro? L'arrivo di una donna naturalmente! Ed ecco infatti la ragazza per cui Pego aveva perso la testa al rifugio apparire nella zona della croce con un'amica e senza l'ombra del boyfriend!
Restiamo a lungo ad ammirare Pego che ammira questa femmina rossa di pelo finchè ad un certo momento le due donne si alzano, si incamminano e spariscono alla vista.
La delusione dura poco perchè alcuni istanti dopo un rossa criniera appare in salita verso la vetta dove siamo accampati, Pego è di fronte alla sua occasione migliore per approcciare il suo amore, le ragazze infatti si trovano un attimo in difficoltà nel superare una roccia a pochi passi da noi, tanto che una delle due decide di aggirarla, ma Pego vinto dalla timidezza rinuncia a fare il cavaliere.
Un po' abbacchiati facciamo i bagagli e ripartiamo, passiamo per la sommità vera e propria (2150) dove si vedono alcune targhe murate nella roccia e, salutate timidamente le fanciulle prendiamo la via del ritorno.
Scendendo decidiamo di variare il percorso seguendo per un lungo tratto la cresta che dal Becco prosegue con la Terza e la Seconda cima per poi terminare con il Cornetto.
Partiamo convinti di dover affrontare un tratto pianeggiante di cresta ma ben presto ci accorgiamo dell'errore, la salita alla terza cima (2025), su uno stretto sentiero tra i mughi, è breve ma dura, impressionante la frana che si è staccata dal lato est lasciando un enorme squarcio sul fianco della montagna.
Si scende e si risale alla Seconda Cima (1995) sempre con un gran panorama sulle valli dell'Adige e dell'Astico, per poi svoltare a sinistra a metà strada tra Seconda Cima e Cornetto per il sentiero 439 che porta al Passo della Fricca.
Il primo tratto di discesa è ripido e strettissimo, nonchè fitto di vegetazione, rimane così fino al Pralongo.
Al limite inferiore del Pralongo inizia il bosco, qui Pego avvista il solito serpentello (mi raccomando pantaloni lunghi e calzettoni!), la discesa è sempre ripida ma si fa sempre più abbordabile, il sentiero comincia ad essere veramente ben tenuto, il tracciato è stato completamente rivisto e sistemato e sono state installate delle tavole con panchine.
Scendiamo fino al Baito tre Avezi dove facciamo una piccola sosta, Pego ha un problema muscolare che lo rallenta e deve essere a valle entro sera par andare a lavorare in pizzeria. Poco dopo decido quindi di scendere di corsa, andare a recuperare l'auto e tornare a prendere i due compagni di gita che mi aspetteranno sulla strada.
Il sentiero sbuca appena fuori dalla galleria stradale sul lato del Passo, mi faccio il tratto di strada fino al Sindech e poi torno in auto a prendere gli altri, nonostante il lungo giro siamo scesi in circa 2 ore; in pochi minuti siamo a carbonare dove ci attende una meritata pennichella.

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.

mercoledì 13 agosto 2008

Pasubio - Col Santo

Racconto della nostra escursione del 3 Agosto dal Passo della Borcola al Col Santo per il Sentiero Europeo 5, Sogli Bianchi, Val Gulva, Alpe Pozze, Rifugio V. Lancia.
Autore: Masa.

Il ritrovo è fissato per le 8 (....) a casa mia di domenica: i partecipanti sono il sottoscritto, Frn e Pippo.
Pasubio - Col Santo

Il sole sembra promettere di accompagnarci nell'impegnativa escursione che ci prestiamo ad affrontare: salire al rif. Lancia, all'Alpe Pozze, un suggestivo altipiano che caratterizza il lato nord del massiccio pasubiano.
Ovviamente, dobbiamo provvedere al nostro sostentamento; optiamo così per una sosta in uno dei pochi negozi aperti la domenica mattina a Meda, dove facciamo la simpatica conoscenza con una gentile commessa che senza molti scrupoli, ci affibbia più affettato del dovuto (“Sono stata un po' gagliarda....”). Digeriamo questo boccone amaro, consolandoci con i Creedence Clearwater Revival e una veloce colazione a Posina, per poi dirigerci verso il passo della Borcola, meta ambita perlopiù da ciclisti scalatori. Nonostante sia strada poco frequentata dai vicentini, questo remoto luogo della Val Posina è in grado di offrire bellezze naturali inaspettate e particolari, come alcune valli secondarie che si aprono sul lato ovest del Pasubio.
Giunti al valico (1207 m.), facciamo conoscenza con un alpino e la moglie, diretti per una giornata alcolica alla sottostante Malga, che ci forniscono preziosi (?) consigli per l'escursione.
Il sentiero sale fin da subito abbastanza ripido e con frequenti serpentine verso il crinale dei Sogli Bianchi. Il sentiero, ombreggiato ed immerso nel bosco, consente la visione di spettacolari vedute sulla sottostante Val Posina, vedute che si fanno maestose quando usciamo dal bosco prima di arrivare a lambire i pascoli intorno all' abbandonata Malga Costa (1835 m.), dove troviamo un intero gregge di pecore e asini (e relative “testimonianze” sul terreno...) che ci guardano curiosi. A questo punto si apre lo scenario sul massiccio vero e proprio: si vedono il Roite (2144 m.), il M. Buso (2080m.) e il Col Santo di dentro (2122 m.). Ne approfittiamo per un veloce spuntino, una discussione sul miglior salume “di montagna” e un'occhiata alla cartina.
Proseguiamo quindi con un percorso ondulato toccando località Sorgente (1828 m. ma neanche l'ombra di una goccia...) risalendo la sella tra M. Buso e Bisorte (1965 m.) ed infine immettendoci nella suggestiva Alpe Pozze.
Da Sella delle Pozze (1903 m.) il percorso si immette su una carrareccia adatta principalmente alle mountain bike (sebbene incrociamo una gloriosa jeep d'epoca) che dolcemente e con percorso regolare ci porta sino al rifugio V. Lancia (1815 m.).
A questo punto sembra doveroso soffermarsi sulla bellezza del luogo in cui è situato il rifugio: si tratta di un verdeggiante e vasto altipiano, a quota piuttosto elevata, arricchito da un folto bosco di abeti e circondato dalle principali vette del Pasubio che sembrano quasi “proteggerlo”.
Finalmente un buon pasto contribuisce ad attenuare la fatica fin qui svolta (controlliamo l'orologio, sono 4h che camminiamo!).
Un buon caffè e poi si riparte, con l'intenzione di cambiare itinerario per il ritorno, passando per la val Zuccaria e la val Gulva. Non possiamo però evitare di fare un pensierino alla sommità del Col Santo e così saliamo rapidamente dapprima alla Sella dei Col Santi (1985 m.) e poi al Col Santo stesso (2112 m.); questo monte possiede la singolarità di non essere una cima vera e propria, quanto piuttosto una spianata prativa, segnata da una croce, che permette uno stupendo panorama sull' Alpe Pozze e la val Terragnolo (e qui sottolineo come la foschia abbia impedito di avere una visuale ancora più ampia e maestosa). Da rimarcare come salendo il sentiero abbiamo trovato un terrificante esemplare di aspide comune (vipera) che io ho manco visto in realtà.
A questo punto il crepuscolo inizia ad avanzare e ci avventuriamo in discesa, optando per la Val Zuccaria, attraversata dalla strada delle malghe. Che dire, il percorso, tranquillo e rilassante, sembra però non finire mai, e soprattutto non perdere quota (per molti km stiamo sopra i 1700 m.); in compenso passiamo accanto a qualche malga, tutte ben tenute e tutte, dico tutte, dotate di pannelli fotovoltaici, particolare che ci fa capire di essere ancora in territorio trentino.
Finalmente ci addentriamo nel bosco vero e proprio, e iniziamo a perdere quota, ma ben presto ci rendiamo conto di come siano sottostimati i tempi per il ritorno, e solo dopo molto tempo arriviamo all'agognato Passo del Lucco (1400 m.), collegamento tra le valli Zuccaria e Gulva; in realtà ci domandiamo perchè venga definito passo, in quanto non lo è propriamente. In ogni caso, una ripida discesa ci porta nella val Gulva a quota 1087 m. A questo punto, le mie gambe si rifiutano di scendere ancora e sbagliando strada, conduco la comitiva, nella Val Gulva costeggiando il torrente. Pippo si accorge che qualcosa non va (il sentiero non è segnato e visibilmente in disuso) e torniamo sui nostri passi imprecando, per riprendere il segnavia 148.
Il sentiero in questa parte è pittoresco e ben tenuto, ma la fatica non riesce a farcelo gustare; l'ultimo tratto è in salita, da noi ben accetta dopo tanta discesa, ma che resta nelle gambe, mentre il Frn sembra aver ritrovato energie chissà come (sarà l' Epo ...).
Alla fine, giungiamo dopo molto peregrinare poco sotto il Passo della Borcola e relativa malga, dove è ancora in svolgimento una festa alpina a base di carni e vini rossi.
Guardiamo l' orologio: sono le 20.15... il sole è già calato oltre le montagne e il desinar c'attende: saliamo in macchina e lasciamo il Passo.

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.

venerdì 25 luglio 2008

Sengio Alto - Cima Cornetto

Racconto della mia escursione in solitaria del 23 Luglio dal Passo Pian delle Fugazze a Cima Cornetto per il versante Nord.
Autore: Pippo.

Mercoledì mattina di fine Luglio, mi sveglia una telefonata sgradita, uno di quelli che vogliono venderti qualcosa, sono le 10, gli sbatto giù il telefono e vado in bagno.
Sengio Alto - Cima Cornetto

Guardo fuori dalla finestra e provo a cercare una nuvola in cielo ma non ne trovo, si vede netto il contorno delle montagne, grigio contro blu.
Ci penso dieci minuti, è tardi ma non troppo per una breve escursione, giusto per non perdersi il panorama.
Mi preparo, rubo il motorio di mio fratello e parto alle 10.40 per il passo, sono 25 chilometri, gli ultimi con buone pendenze.
Il viaggio mi prende un'ora, è molto bello procedere in salita ai 30 all'ora con il 50 quattrotempi che fatica a portarmi su, la vista sulle pendici dei monti e sulla valle è grandiosa.
Ore 11.45, parto dal passo (1200 circa) per il tracciato dell'E5 verso la Selletta di Nord Ovest, si sale per la vecchia pista da sci ma fate attenzione perchè alla malghetta si gira a destra e si entra nel bosco, devo passare in mezzo alle mucche al pascolo sul sentiero.
Salgo per il bosco e presto si arriva a guadare un piccolo rivo, il sentiero lo attraverserà di nuovo più in alto.
I tornanti del sentiero mi portano in alto nel bosco di faggi e in 45 minuti raggiungo la Selletta dove si apre un bivio, a sinistra si sale alla vetta, a destra si va al Passo degli Onari oppure si scende alle malghe. Comunque si decida di fare è consigliabile fare i primi metri del sentiero a destra che ci porta ad un punto panoramico sull'alpe di Campogrosso.
Io mi fermo per un panino con splendida vista sul Carega e sui pascoli più in basso, poi riprendo la salita svoltando a sinistra.
Il bosco cede il passo a rocce, mughi e altri bassi arbusti, il sentiero è piuttosto facile ma offre continua visuale sul gruppo del Pasubio e sulla Vallarsa, si vedono in lontananza alte vette innevate.
In circa mezzora sono sotto la vetta, qui un bivio ci può portare giù a sinistra per la Forcella del Cornetto, io continuo dritto e in pochi miuti sono in cima (1899), attenzione all'ultimo tratto un po' esposto.
L'area sommitale è piccola e rocciosa, al centro la croce e la cassetta del libro di cima. Il panorama è eccezionale e ripaga di ogni fatica, lo sguardo spazia a 360° senza ostacoli sulle valli del Leogra, dell'Agno, sulla Vallarsa. Le Piccole Dolomiti torreggiano maestose e sullo sfondo si scorgono le Dolomiti del Brenta. Scatto alcune foto e mangio ma dopo un po' il vento freddo che sale da est mi spinge a scendere.
Torno al bivio e prendo a destra, si scende prima per una stretta e ripida fenditura a fondo terroso, per arrivare poco dopo ad una paretina con corda fissa.
Se non si è esperti o comunque disposti ad affrontare passaggi pericolosi di tipo alpinistico consiglio di scendere per la via di salita, evitando così rischi inutili.
La paretina attrezzata è comunque facile sia in salita che in discesa, si potrebbe affrontare anche senza l'ausilio della catena metallica. Meglio però essere prudenti ed imbragarsi.
Io un po' di paura me la faccio venire, la catena è gelida, fa freddo (siamo a 1850 metri e all'ombra) e tira un forte vento; in più sono da solo.
Comunque con calma scendo senza danni fino alla Forcella del Cornetto.
Qui si incontra la Mulattiera dell'Emmele che sale dal versante Ovest, io prendo il sentiero che scende al Passo degli Onari con il proposito di completare il giro della vetta per il versante sud.
Il primo tratto è intervallato da gallerie di guerra, alcuni imbocchi sono molto stretti e bassi causa frane.
La discesa è ripida ma molto divertente e offre viste splendide sulle guglie rocciose sovrastanti, in poco tempo si giunge al Passo degli Onari, a sud del Cornetto. Da qui parte il Sentiero di Arroccamento, già visto in un articolo precedente, che percorre la cresta del Sengio Alto da Nord a Sud fino a scendere a Campogrosso.
Proseguo in direzione est per chiudere l'anello che mi riporterà alla Selletta di Nord Ovest; qui il sentiero diventa veramente selvaggio, in alcuni punti il tracciato si fa indistinto mentre scende per ghiaioni, in altri diventa stretto e a strapiombo.
Si deve fare molta attenzione soprattutto con comitive numerose per la possibilità di caduta sassi e per i due tratti attrezzati che si incontrano verso la fine.
Il primo è banalissimo, un semplice corrimano posto per sicurezza in un tratto esposto di circa tre metri, il secondo è molto suggestivo e potrebbe causare un momento di panico.
Si entra in una galleria e all'uscita ci si trova davanti una fenditura nella parete rocciosa che interrompe il sentiero, si deve quindi svoltare a destra entrando nel'ampia spaccatura e seguendo il sentiero che la percorre. Nel tratto in uscita si trova l'unico punto critico, il sentiero sparisce per un paio di metri, resta soltanto una piccola cengia dove appoggiare i piedi mentre con le mani ci si aggrappa alla fune d'acciaio, sono soltanto due passi ma per chi soffre di vertigini potrebbero essere un problema.
Si prosegue per il sentiero che diventa subito ampio e facile, incrocio una famigliola di francesi, babbo mamma e tre bimbi, non so come dir loro che forse non è il caso di proseguire, spero si accorgano da soli del pericolo e tornino indietro.
Passate le ultime gallerie, di cui una più lunga delle altre e non rettilinea, si incontra il bivio con il sentiero che scende alle malghe, poco dopo si arriva alla Selletta di N-O.
Guardo il segnavia che indica "Pian delle Fugazze ore 1.00", inizio la discesa a passo di corsa per lo stesso bosco della salita, taglio i tornanti del sentiero facendo attenzione a non perdere la strada visto che ci sono molte false piste usate dai boscaioli, per poco non mi perdo ugualmente ma alla fine ritrovo il guado e scendo per gli ultimi prati al passo, controllo l'ora, sono sceso in 20 minuti.
Sono circa le 15 e dopo l'aria fredda respirata in quota il clima al passo mi sembra torrido, prendo la moto e scendo; il povero scooter però soffrirà la giornata arrivo a casa che perde pezzi, mi rassegno e cogliendo l'occasione per fare il primo tagliando lo porto dal meccanico.

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.

mercoledì 16 luglio 2008

Pasubio - Soglio dell'Incudine

Racconto della nostra escursione del 29 Giugno dal Passo Pian delle Fugazze al Soglio dell'Incudine per la Val di Fieno e il Sentiero delle creste.
Autore: Pippo.

Il punto di incontro è il piazzale delle corriere di Schio, ore 8.15 ci troviamo io Sonia e Troo.
Pasubio - Soglio dell'Incudine

Partiamo e facciamo tappa prima a Torrebelvicino per prelevare Carlone e Lavinia poi a S. Antonio del Pasubio per prendere il cibo.
Al passo c'è un gran casino perchè all'Ossario i reduci festeggiano qualche anniversario, parcheggiamo in divieto di sosta con la benedizione di una vigilessa ("oggi è tollerato ma la prossima volta...").
Verso le 9.30 attacchiamo il sentiero segnato con i numeri 399 o 179 che parte proprio dal passo con il primo tratto bordato da un corrimano in legno, il sentiero fa parte del tracciato E5, è quindi ben segnato e percorribile.
Si procede nel bosco tagliando i lunghissimi tornanti della Strada degli Eroi ed il sentiero si fa subito ripido, è consigliabile seguire il tracciato principale evitando di procedere per la strada oltre il necessario, sia per il passaggio del pulmino che sale alla galleria D'Havet sia perchè alcuni rami secondari del sentiero non sono ben tenuti, noi ad esempio incontriamo un tratto con alberi caduti sul sentiero ed erba alta.
Salendo si iniziano ad apprezzare visuali sempre migliori sul versante del Pasubio che dà sulla Vallarsa, nonchè sul gruppo del Carega e del Sengio Alto.
Nell'ultimo tratto di sentiero prima della galleria si incontra l'innesto del sentiero alpinistico Baglioni (141), qui scherziamo un po' chiedendo a Lavinia (prima escursione in montagna della sua vita) se ha portato l'imbragatura come le avevo detto.
Carlone inizia ad avere dei problemi con il suo ginocchio operato l'anno scorso, non si fida ad utilizzarlo bene quindi sforza troppo l'altra gamba; io inizio a rivedere il percorso da fare, visto che il piano originale era di raggiungere Cima Palon, la vetta del Massiccio del Pasubio, ma in queste condizioni forse non sarà possibile.
Poco dopo si raggiunge nuovamente la strada a pochi minuti di cammino dalla Galleria D'Havet, il tempo di percorrenza fino a questo punto è di circa 2 ore a passo turistico.
Arrivati alla galleria le possibilità sono due, proseguire per la strada attraversando la galleria e raggiungere il Rifugio Papa in circa mezzora oppure prendere uno stretto sentiero segnato con il numero 398 e con la targa EE (Escursionisti Esperti) che si inerpica subito verso la cresta.
Non so come ma riesco a convincere tutti a mantenere il programma e a salire per il 398.
Il sentiero è bellissimo e con una giornata limpida offrirebbe delle viste strepitose, è anche molto esposto in alcuni punti e da non affrontare senza prudenza e attenzione sempre al massimo, non presenta comunque passaggi tecnici attrezzati o altre difficoltà del genere.
Noi camminiamo con la testa tra le nuvole che nel frattempo ci hnno raggiunti e incappucciati, anche se a tratti qualche apertura ci fa apprezzare panorami sulla Val Canale e sulla Val delle Prigioni.
Una volta raggiunta la cresta con le prime rampe si affrontano alcuni saliscendi e si incontrano resti di fortificazioni militari fino a raggiugere l'innesto con la mulattiera che sale dalla strada degli Eroi; qui noi ci fermiamo nuovamente riflettendo sul percorso da prendere, la situazione è la seguente: Carlone con ginocchio in situazione critica altalenante, Lavinia alla sua prima escursione con scarpe da tennis a fondo liscio, Sonia imbronciata per motivazioni sconosciute, Troo con orario di ritorno a casa prefissato per le 18 e suole degli scarponi in rapido disfacimento.
Da bravo navigatore tiro fuori la mappa e propongo il tracciato: salire all'Incudine continuando per il 398, poi scendere al Papa per il 105 lasciando perdere Cima Palon che costeggeremo da sotto.
Non so come ma il progetto è approvato, riprendiamo a salire e veniamo presto premiati da una schiarita che ci permette di vedere in che posto meraviglioso siamo finiti, Carlo scatta delle foto con la sua reflex approfittandone per riposare la gamba.
Qui il sentiero si fa veramente molto esposto sul dirupo che guarda la Val Canale e così poco più su ci fermiamo ad una curva del sentiero appena sotto il Soglio dell'Incudine e prepariamo il pranzo.
Il posto è splendido, ci sono alcune stelle alpine, una roccia a forma di tavolo e sembra di essere in cima al mondo con la nebbia che ci avvolge a tratti e a tratti lascia spazio al sole e a visuali mozzafiato.
Finito il pranzo ripartiamo con calma e doppia prudenza, si sale ancora un po' prima di incontrate un vecchio arrivo di teleferica scavato nella roccia, ci si entra per poi uscire subito attraverso un cunicolo sulla parete interna destra.
Poco dopo si aprono i prati e siamo in cima, la croce posta in vetta al soglio si può raggiungere in pochissimi minuti deviando a sinistra tra fiori gialli e azzurri ma noi tiriamo dritto passando davanti a estesi ruderi militari e all'imbocco della galleria Zamboni.
Dopo un po' inizia la discesa quando ormai ci siamo lasciati alle spalle il bivio per Cima Palon.
Si arriva al Papa da dietro, dal prato dove è posto il bivacco invernale, passiamo le Porte del Pasubio in mezzo ad una nebbia sempre più fitta e ci fermiamo qualche minuto al rifugio per incerottare i calcagni alla Sonia e fare una pipì.
La discesa fino alla galleria D'Havet è tranquilla, scendiamo in questo paesaggio spettrale di nebbia e pareti scavate a strapiombo finchè, passata appunto la galleria torniamo improvvisamente al sole.
Qui ci fermiamo per una foto ricordo con il cartello Escursionisti Esperti e Lavinia "Imbragata" prima di scendere di nuovo al passo.
Gli scarponi del Troo a questo punto sono alla frutta, il povero montanaro scende come se fosse in infradito da spiaggia, anche Carlo col suo ginocchio non è al 100%, quindi evitiamo per quanto possibile i tratti più ripidi del sentiero e ci facciamo qualche chilometro aggiuntivo di strada bianca.
Alla fine in qualche modo, con la lingua a terra arriviamo giù e notiamo con sorpresa che la vigilessa è stata onesta e non ci ha multato.
Ci mettiamo in macchina al più presto e scendiamo in perfetto orario, prima delle 18.

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.

lunedì 30 giugno 2008

Sengio Alto - Sentiero di Arroccamento

Racconto della nostra escursione del 25 Giugno dall'Ossario del Pasubio al rifugio Campogrosso per la Mulattiera dell'Emmele e il Sentiero di Arroccamento del Sengio Alto.
Autore: Pippo.

Sengio Alto - Sentiero di Arroccamento
Ritrovo ore 8.30 a casa di Carlone, il clima giù in pianura è il tipico nostro estivo: torrido e afoso.
Carlone appare subito così così, infatti inizia subito a scusarsi perchè il giorno prima si è scottato al sole e non se la sente di venire.
A farla breve abbandoniamo l'ustionato e partiamo in due, io e il Dalla.
Sosta per l'acquisto di cibo a Magrè (di Schio) e poi via verso Valli del Pasubio, il Passo Pian delle Fugazze e infine l'Ossario del Pasubio termine della Sp 46.
Il piazzale dell'Ossario è aperto dalle ore 9.00 alle 18.30 ed il parcheggio è gratuito, c'è anche un bar annesso al Museo della Guerra.
Dopo una breve sosta caffè al bar attacchiamo, ormai sono le 10.00, il sentiero segnato col numero 15 che sale dal Rifugio Balasso e passa proprio davanti al cancello del piazzale per poi salire verso la strada del re.
Dal bosco si esce subito sulla strada che si segue ancora per un tratto finchè non si arriva a vedere il primo attacco di sentiero sulla destra.
L'attacco è molto ben segnalato dalle solite freccione biancorosse e indica il nostro sentiero come tracciato per escursionisti esperti.
Non ci facciamo intimidire e iniziamo la salita in un clima opprimente, infatti stiamo camminando all'interno di una nuvola di umidità che sale dalla Val Leogra, il calore è incredibile e sudiamo a fiumi.
La mulattiera dell'Emmele, costruita dai soldati italiani durante la prima guerra, sale per tornanti lungo il versante Est del Monte Cornetto e in una giornata limpida offre viste spettacolari, specialmente una volta saliti di quota quando la vegetazione si dirada e la stretta catena del Sengio Alto dà il meglio di sè mostrando il suo ambiente selvaggio e petroso.
Noi ci becchiamo tutta la fatica senza vedere il panorama.
Passato l'arrivo del Vaio Stretto (sentiero alpinistico che sale da Nord, non c'entra nulla con il nostro itinerario) alla Selletta dell'Emmele, la mulattiera diventa veramente splendida, inerpicandosi per brevi curve da cui si osservano i bastioni del Monte Pasubio fino a giungere alla Forcella del Cornetto (1825).
A questo punto deviando a destra per un tratto attrezzato con corda fissa (breve parete in salita non troppo difficile) si andrebbe a conquistare la vetta del Monte Cornetto (1899) ma noi restiamo fedeli al piano d'azione e svoltiamo a sinistra per un tratto in discesa tratteggiato da gallerie diroccate dal soffitto basso fino ad arrivare al Passo degli Onari (1772).
Da qui sarebbe possibile continuare ad aggirare il Cornetto arrivando alla Selletta di Nord-Ovest, noi invece proseguiamo verso Sud.
Inizia il vero e proprio sentiero di arroccamento dal quale godrete di splendide viste su entrambi i versanti (est e ovest) della catena se sarete tanto fortunati da non trovare (come noi) una giornata nebbiosa.
Scherzi a parte il sentiero è stretto e quasi sempre esposto su ripidi dirupi, spesso intagliato nella roccia, in gallerie strette o sostenuto da muretti a secco ma rimane veramente divertente e poco faticoso da percorrere nonostante i continui saliscendi.
Noi comunque ci fermiamo par mangiare in un'atmosfera soffocante ma con una discreta vista sui pascoli del versante Ovest.
Poco dopo essere ripartiti raggiungiamo la prima interruzione nel sentiero, una fenditura attrezzata con una doppia catena. Il Dalla rimane abbastanza impressionato e in sincerità anche io, faccio però finta di essere sicuro di me, giusto per non precipitare la siutuazione e butto lì una scenetta da uomo-ragno, metto i piedi sulla catena più bassa e le mani su quella alta provando ad attraversare (nel vuoto) come se fosse un ponte tibetano.
Le due catene però sono (almeno per me) troppo lasche e non mi permettono di muovermi, quindi torno indietro e ci ripenso.
Guardando con calma ci accorgiamo che lì sotto nel varco c'è un punto dove si può tranquillamente stare in piedi per poi risalire dalla parte opposta.
Ormai però io mi sono messo in testa di riprovare il numero da circo, quindi mi appendo di nuovo e stavolta tiro per bene verso l'esterno con le braccia.
A quel punto però i piedi oscillano verso l'interno mentre il busto va verso l'esterno; rischiando di rimanere attorcigliato tra le corde come un salme decido di mollare la presa coi piedi e di calarmi nel varco.
Una volta giù guardo di là, prendo una catena in ogni mano, punto i piedi, mi sollevo e in un secondo sono sul sentiero e l'interruzione è superata.
Il Dalla mi segue imitando i lati migliori della mia tecnica circense e ci facciamo una risata pensando a quanto semplice è stato passare alla fine.
Proseguiamo ormai pieni di arroganza e convinti che nulla ci può fermare finchè sul versante est dei Tre Apostoli troviamo la seconda interruzione.
Questa è cattiva perchè all'inizio sul muro c'è il santino di un signore morto...
La catena parte a livello del sentiero, ci si deve calare in basso mettendo il piede destro su un appiglio un po' sotto, da li si rientra verso la parete di roccia lanciando il sinistro per una buona estensione. Raggiunta la metà del passaggio il gioco è fatto e poco dopo si risale dall'altra parte senza problemi (vedere le foto).
Dopo pochissimo arriviamo al Passo del Baffelàn congiunzione coi sentieri che arrivano dal Boale del Baffelàn e dal versante ovest della catena, ci accorgiamo che si poteva evitare la seconda interruzione aggirando i Tre Apostoli via Ovest.
La salita a Forcella Baffelàn è molto bella e divertente ma anche molto esposta, fate attenzione anche a sassi in caduta nel caso di comitive numerose.
Dalla forcella si portebbe dare la scalata alla cima ma noi molliamo e iniziamo la discesa, subito incontrimo due gallerie di cui la seconda è veramente impressionante, è bassissima e un masso l'ha quasi ostruita, ci si passa a stento.
Il Passo delle Gane è ormai raggiunto e offre grandi vedute su tutta la catena e su entrambi i versanti. Da qui scendiamo per il lato est delle Ofre, delle Due Sorelle e della Sisilla arrivando a Campogrosso alle 15.00 circa.
Cinque ore di sauna seppur a passo turistico che ci hanno prosciugati, siamo bagnati e coperti di sale ma vivi.
Scendiamo dopo una breve sosta percorrendo di buon passo la Strada del Re e qui è provvidenziale la fontana a pochi passi dall'ossario che usiamo come una doccia per riprenderci un po' prima del Maxicono al bar.

Guarda la Galleria di Fotografie per una guida illustrata.

sabato 28 giugno 2008

Il Sengio Alto

Chiuso tra la gigantesca massa del Pasubio e la grandiosa catena della Carega, il Sengio Alto, di limitate dimensioni, potrebbe apparire dimesso e secondario; invece si distingue e primeggia per nobiltà di forme che hanno la loro massima espressione nel Cornetto (m. 1899) da un lato e dal Baffelan (m. 1793) dall'altro con in mezzo i caratteristici torrioni dei "Tre Apostoli".
Su di un pulpito del versante E del cornetto, si erge il caratteristico "Sacello Ossario" che accoglie le ossa degli eroici caduti del Pasubio della Prima Guerra Mondiale. Un tempo vi era installato un faro luminosissimo, visibile da Schio e dall'alta pianura vicentina. Negli anni trenta, quando anche la bicicletta era un bene superiore alle tasche di molti, quel faro che si faceva di chilometro in chilometro sempre più vivo, infondeva forza e gioia ai viandanti notturni provenienti da Schio che, passo dopo passo risalivano la vallata del Leogra lungo lo stradone polveroso con meta il Pasubio, con le sue valli e le sue contrade.
La catena del Sengio Alto è oggi circondata da un nastro d'asfalto che si sviluppa lungo l'intero perimetro, ad una quota compresa tra i 1200 e i 1500 m., che ha reso comodo l'accesso alle vette della catena stessa e al rifugio Giuriolo, ma che ha depauperato lo splendido complesso montano.
Fortunatamente, il tratto sul versante S della catena è stato tempo addietro chiuso al traffico. Una decisione che tutti noi, acerrimi oppositori della nefanda motorizzazione e dell'avvilente comodità, appoggiamo pienamente. E' giunta ora che la montagna torni ad essere impregnata del sudore di coloro che ad armi pari la sfidano!

venerdì 27 giugno 2008

Programma per Domenica 29 Giugno

Domenica 29 Giugno andiamo in montagna per la terza escursione della stagione.

Dal Passo Pian delle Fugazze a Cima Palon per la Val di Fieno, strada degli Eroi, sentiero delle creste, Soglio dell'Incudine.

- ritrovo ore 08.15 a Schio in piazzale delle corriere.
- partenza per valli del pasubio e sosta per acquisto di cibo
- arrivo in macchina al passo
- partenza a piedi lungo il sentiero che sale per la strada degli eroi
- prima dell'imbocco della galleria d'Havet si svolta a sinistra per sentiero panoramico in cresta
- si sale prima al soglio dell'incudine e poi a cima palon (2232)
- discesa al rifugio papa passando per le zone di battaglia
- discesa al passo lungo la strada degli eroi

Note: il percorso non presenta difficoltà tecniche ed è comparabile come lunghezza alla strada delle gallerie, il tempo di percorrenza segnato è intorno alle 3 ore per la sola salita.
Il dislivello è di circa 1100 metri.
Sono previste condizioni meteo variabili, equipaggiarsi di conseguenza.

Partecipanti già confermati:
Pippo, Sonia, Troo

giovedì 26 giugno 2008

Nasce il Blog

Sengio Alto - Sentiero di Arroccamento
Questa non se l'aspettava nessuno, neanche noi.
Un blog sulle saltuarie scarpinate in montagna della Gang.
Ma perchè mai poi un blog?
Ecco qua perchè:
- è una scusa per andare a camminare.
- trovare informazioni sui percorsi in montagna è cosa impossibile.
- siamo belli/e e ci vogliamo mostrare in fotografia al pubblico.

Quindi per cominciare ecco qua una galleria di immagini sulla passeggiata di ieri al Sengio Alto (seguirà approfondimento).