Autore: Masa.
Il ritrovo è fissato per le 8 (....) a casa mia di domenica: i partecipanti sono il sottoscritto, Frn e Pippo.
Pasubio - Col Santo |
Il sole sembra promettere di accompagnarci nell'impegnativa escursione che ci prestiamo ad affrontare: salire al rif. Lancia, all'Alpe Pozze, un suggestivo altipiano che caratterizza il lato nord del massiccio pasubiano.
Ovviamente, dobbiamo provvedere al nostro sostentamento; optiamo così per una sosta in uno dei pochi negozi aperti la domenica mattina a Meda, dove facciamo la simpatica conoscenza con una gentile commessa che senza molti scrupoli, ci affibbia più affettato del dovuto (“Sono stata un po' gagliarda....”). Digeriamo questo boccone amaro, consolandoci con i Creedence Clearwater Revival e una veloce colazione a Posina, per poi dirigerci verso il passo della Borcola, meta ambita perlopiù da ciclisti scalatori. Nonostante sia strada poco frequentata dai vicentini, questo remoto luogo della Val Posina è in grado di offrire bellezze naturali inaspettate e particolari, come alcune valli secondarie che si aprono sul lato ovest del Pasubio.
Giunti al valico (1207 m.), facciamo conoscenza con un alpino e la moglie, diretti per una giornata alcolica alla sottostante Malga, che ci forniscono preziosi (?) consigli per l'escursione.
Il sentiero sale fin da subito abbastanza ripido e con frequenti serpentine verso il crinale dei Sogli Bianchi. Il sentiero, ombreggiato ed immerso nel bosco, consente la visione di spettacolari vedute sulla sottostante Val Posina, vedute che si fanno maestose quando usciamo dal bosco prima di arrivare a lambire i pascoli intorno all' abbandonata Malga Costa (1835 m.), dove troviamo un intero gregge di pecore e asini (e relative “testimonianze” sul terreno...) che ci guardano curiosi. A questo punto si apre lo scenario sul massiccio vero e proprio: si vedono il Roite (2144 m.), il M. Buso (2080m.) e il Col Santo di dentro (2122 m.). Ne approfittiamo per un veloce spuntino, una discussione sul miglior salume “di montagna” e un'occhiata alla cartina.
Proseguiamo quindi con un percorso ondulato toccando località Sorgente (1828 m. ma neanche l'ombra di una goccia...) risalendo la sella tra M. Buso e Bisorte (1965 m.) ed infine immettendoci nella suggestiva Alpe Pozze.
Da Sella delle Pozze (1903 m.) il percorso si immette su una carrareccia adatta principalmente alle mountain bike (sebbene incrociamo una gloriosa jeep d'epoca) che dolcemente e con percorso regolare ci porta sino al rifugio V. Lancia (1815 m.).
A questo punto sembra doveroso soffermarsi sulla bellezza del luogo in cui è situato il rifugio: si tratta di un verdeggiante e vasto altipiano, a quota piuttosto elevata, arricchito da un folto bosco di abeti e circondato dalle principali vette del Pasubio che sembrano quasi “proteggerlo”.
Finalmente un buon pasto contribuisce ad attenuare la fatica fin qui svolta (controlliamo l'orologio, sono 4h che camminiamo!).
Un buon caffè e poi si riparte, con l'intenzione di cambiare itinerario per il ritorno, passando per la val Zuccaria e la val Gulva. Non possiamo però evitare di fare un pensierino alla sommità del Col Santo e così saliamo rapidamente dapprima alla Sella dei Col Santi (1985 m.) e poi al Col Santo stesso (2112 m.); questo monte possiede la singolarità di non essere una cima vera e propria, quanto piuttosto una spianata prativa, segnata da una croce, che permette uno stupendo panorama sull' Alpe Pozze e la val Terragnolo (e qui sottolineo come la foschia abbia impedito di avere una visuale ancora più ampia e maestosa). Da rimarcare come salendo il sentiero abbiamo trovato un terrificante esemplare di aspide comune (vipera) che io ho manco visto in realtà.
A questo punto il crepuscolo inizia ad avanzare e ci avventuriamo in discesa, optando per la Val Zuccaria, attraversata dalla strada delle malghe. Che dire, il percorso, tranquillo e rilassante, sembra però non finire mai, e soprattutto non perdere quota (per molti km stiamo sopra i 1700 m.); in compenso passiamo accanto a qualche malga, tutte ben tenute e tutte, dico tutte, dotate di pannelli fotovoltaici, particolare che ci fa capire di essere ancora in territorio trentino.
Finalmente ci addentriamo nel bosco vero e proprio, e iniziamo a perdere quota, ma ben presto ci rendiamo conto di come siano sottostimati i tempi per il ritorno, e solo dopo molto tempo arriviamo all'agognato Passo del Lucco (1400 m.), collegamento tra le valli Zuccaria e Gulva; in realtà ci domandiamo perchè venga definito passo, in quanto non lo è propriamente. In ogni caso, una ripida discesa ci porta nella val Gulva a quota 1087 m. A questo punto, le mie gambe si rifiutano di scendere ancora e sbagliando strada, conduco la comitiva, nella Val Gulva costeggiando il torrente. Pippo si accorge che qualcosa non va (il sentiero non è segnato e visibilmente in disuso) e torniamo sui nostri passi imprecando, per riprendere il segnavia 148.
Il sentiero in questa parte è pittoresco e ben tenuto, ma la fatica non riesce a farcelo gustare; l'ultimo tratto è in salita, da noi ben accetta dopo tanta discesa, ma che resta nelle gambe, mentre il Frn sembra aver ritrovato energie chissà come (sarà l' Epo ...).
Alla fine, giungiamo dopo molto peregrinare poco sotto il Passo della Borcola e relativa malga, dove è ancora in svolgimento una festa alpina a base di carni e vini rossi.
Guardiamo l' orologio: sono le 20.15... il sole è già calato oltre le montagne e il desinar c'attende: saliamo in macchina e lasciamo il Passo.
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1 commento:
Ma quanto caspita ci avete messo?? 12 ore? si fora de testa...
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